domenica 28 febbraio 2016

Collecting thoughts #1

“If you want to really hurt you parents, and you don't have the nerve to be gay, the least you can do is go into the arts. I'm not kidding. The arts are not a way to make a living. They are a very human way of making life more bearable. Practicing an art, no matter how well or badly, is a way to make your soul grow, for heaven's sake. Sing in the shower. Dance to the radio. Tell stories. Write a poem to a friend, even a lousy poem. Do it as well as you possible can. You will get an enormous reward. You will have created something.”

Kurt Vonnegut

sabato 27 febbraio 2016

"Soul Kitchen" , il 'tedesco' che non ti aspetti.



Non molti fra noi sono soliti pensare al cinema tedesco come 'divertente'.
Le stesse associazioni mentali che si hanno con il solo aggettivo 'tedesco' stanno fuori dal tiro dell'idea: razionale, puntuale, metodico, non di certo espansivo, aperto o dinamico.
Per chi ha avuto la buona idea di guardare il capolavoro made in Germany 'Le vite degli altri' (Das Leben der Anderen), continuerà probabilmente a serbare questa convinzione: l'intensità e se vogliamo crudezza delle tematiche infondono nello spettatore aspettative di seria intensità.
Ma, se se va a vedere più a fondo, le cose in Germania non sono sempre così.
Ora, non crediate che non si continuino a produrre inevitabili film sulla Seconda Guerra Mondiale, o drammoni esistenzialisti, ma guardando film come "Fack ju Göhte" (come mandare Manzoni a farsi stendere, in pratica), o il mio adorato "Soul Kitchen" di Fatih Akın, un orizzonte di realistico e intelligente divertimento comincia a distendersi davanti ai nostri occhi, un rimedio tutto europeo alle commediole italiane senza alcun guizzo.


Uscito nelle sale nel 2009, attirando l'attenzione di pubblico e critica, vincendo il Leone d'Argento a Venezia, Soul Kitchen è l'irresistibile avventura nell'universo culinario (e delle relazioni) dello sconclusionato Zinos. Il personaggio in poche parole: etnia greca, un vecchio magazzino adibito a ristorante di poca classe ad Amburgo, fidanzata teutonica pronta a partire per lavoro in Cina.

Zinos incontra una serie titanica di sfighe che lo portano sull'orlo di una catastrofe personale, lavorativa e di salute (l'aggiunta dei problemi di schiena e la conseguente camminata sofferente sono un'aggiunta comica azzeccata, più per il pubblico che per il nostro).
 Il fratello fresco di galera perde il ristorante a poker contro un vecchio amico dedito all'arte dei bordelli, e Zinos perde la preziosa collaborazione dell'esigente chef Shayn. Non può mancare la débacle in campo sentimentale con la bella Nadine che continua allegramente la sua vita a Shangai, con ciò che ne consegue...
Vi lascio il piacere di scoprire l'evoluzione dei personaggi e del finale da soli, premendo sul fatto che questo è un film che sembra avere il sapore della 'cucina' di Zinos: privo di inutili pretese, un po' sporco ma amichevole, dritto al punto e con intenzione di divertirsi. Recuperatelo assolutamente.